Come pagare meno tasse nella SAS: metodi efficaci

La Società in Accomandita Semplice (SAS) è una delle forme giuridiche più utilizzate nel mondo delle imprese di piccole e medie dimensioni in Italia. Si tratta di una struttura ibrida, che unisce elementi delle società di persone a una flessibilità operativa interessante, grazie alla presenza di due diverse categorie di soci: accomandatari e accomandanti. Tuttavia, quando si parla di fiscalità, la SAS presenta alcune complessità e potenziali svantaggi, soprattutto in termini di carico fiscale e contributivo. Molti imprenditori che operano in questa forma societaria si chiedono: “Come posso pagare meno tasse in una SAS senza uscire dai confini della legalità?” La risposta sta in una pianificazione fiscale mirata, che permette di utilizzare strumenti legittimi per ridurre l’imponibile, ottimizzare le uscite e migliorare l’efficienza complessiva della gestione societaria. In questo articolo analizziamo le caratteristiche fiscali della SAS e le strategie più efficaci per ridurre le tasse in modo intelligente e sostenibile.

 

Tassazione SAS: come funziona davvero

Un modello trasparente: il reddito va ai soci

La SAS è soggetta al regime di trasparenza fiscale, proprio come le altre società di persone. Questo significa che non è la società a essere direttamente tassata, ma i soci, ognuno per la propria quota di partecipazione agli utili. In pratica, l’utile generato dalla SAS viene imputato direttamente ai soci, i quali lo includono nella propria dichiarazione dei redditi e vengono tassati con le aliquote IRPEF progressive.

Questa modalità comporta alcuni effetti rilevanti:

  • Anche se l’utile non viene effettivamente distribuito, i soci sono tenuti a pagare le imposte sulla loro quota di reddito societario;
  • Se l’utile è elevato, e il socio si trova in uno scaglione IRPEF alto (oltre il 43%), il peso fiscale può diventare particolarmente pesante;
  • La tassazione non tiene conto della reale disponibilità finanziaria, ma si basa su un principio fiscale “virtuale”.

Accomandatari e accomandanti: il peso fiscale cambia

Un aspetto distintivo della SAS è la differenza tra i due tipi di soci:

  • I soci accomandatari hanno responsabilità illimitata e si occupano della gestione della società. Se partecipano attivamente all’attività, sono obbligati a iscriversi all’INPS gestione commercianti o artigiani, e quindi a versare contributi previdenziali su base fissa e proporzionale agli utili dichiarati.
  • I soci accomandanti sono investitori silenziosi, con responsabilità limitata alla quota conferita, e non possono occuparsi della gestione. Gli accomandanti, se non operano attivamente né percepiscono compensi, in linea generale non sono tenuti a iscriversi all’INPS, ma è fondamentale evitare qualsiasi coinvolgimento operativo che possa far presupporre l’esercizio di attività d’impresa.

Questo dualismo comporta un differente trattamento fiscale e contributivo tra i soci. I soci accomandatari attivi si trovano a sostenere un carico complessivo (tra IRPEF e INPS) che può arrivare oltre il 60% del reddito imponibile, rendendo fondamentale l’attivazione di strumenti di mitigazione fiscale.

 


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Strategie per ridurre la tassazione nella SAS

1. Compensare gli utili con spese deducibili

La leva più immediata ed efficace per abbassare l’utile fiscale è la deduzione di costi legittimi. Ogni spesa inerente all’attività economica può essere imputata al bilancio della società, a patto che sia documentata, tracciabile e congrua. Alcuni esempi significativi:

  • Indennità di trasferta per i soci accomandatari: se si spostano per ragioni di lavoro fuori dal comune della sede sociale, possono ricevere una diaria giornaliera (esente da IRPEF fino a 46,48 euro al giorno in Italia);
  • Rimborsi chilometrici basati sulle tabelle ACI, per l’utilizzo del veicolo personale a scopi lavorativi;
  • Costi formativi, corsi di aggiornamento, eventi, convegni, purché attinenti al settore di attività;
  • Spese di rappresentanza, entro i limiti di legge (1,5% dei ricavi per fatturati fino a 10 milioni di euro);
  • Spese per beni strumentali e manutenzioni programmate.

Ogni euro speso in modo coerente riduce l’utile tassabile e, di conseguenza, il reddito da imputare ai soci. Si tratta di un metodo semplice, ma che richiede accurata gestione documentale e monitoraggio costante dei flussi di cassa.

2. Uso strategico dei fringe benefit

I fringe benefit sono beni o servizi che l’impresa può offrire ai soci lavoratori in forma non monetaria. Se correttamente applicati, rappresentano un potente strumento per trasferire valore senza generare imponibile. Alcuni esempi validi:

  • Buoni pasto fino a 8 euro/giorno (esenti);
  • Assicurazione sanitaria integrativa (esente fino a 3.615,20 euro/anno);
  • Uso promiscuo dell’auto aziendale;
  • PC, tablet e telefoni aziendali;
  • Rimborso spese scolastiche o sportive dei figli (se previsto da un piano welfare).

Con i fringe benefit, si ottiene un duplice vantaggio: la società deduce il costo, il socio riceve un beneficio esente da tassazione. È essenziale che i benefit siano erogati nell’ambito di un piano di welfare aziendale strutturato.

3. Riorganizzazione della struttura societaria

Quando l’utile cresce stabilmente o i contributi INPS diventano troppo onerosi, può essere utile valutare una trasformazione della SAS in SRL (clicca qui per la guida dedicata). La SRL è una società di capitali che offre:

  • Tassazione con IRES al 24%, fissa e separata dalla persona fisica;
  • Nessuna iscrizione automatica all’INPS artigiani/commercianti per i soci non operativi;
  • Possibilità di retribuire soci e amministratori attraverso strumenti deducibili: TFM, royalties da marchio, compensi amministratore, trasferta, benefit;
  • Maggiore protezione patrimoniale e continuità dell’attività (miglior gestione del passaggio generazionale).

Anche la costituzione di una holding personale può diventare vantaggiosa per concentrare gli utili in una società veicolo e gestire investimenti in modo fiscalmente efficiente. Ogni caso va valutato in base a volumi, marginalità e struttura.

*Attenzione: strumenti come il TFM o le royalties devono essere giustificati da documentazione adeguata, coerenti con le funzioni svolte e i diritti ceduti, per essere deducibili in maniera incontestabile.

 

Quando conviene davvero restare in SAS?

La trasformazione societaria non è sempre la soluzione migliore. Esistono scenari in cui restare in SAS è più funzionale. Ad esempio:

  • Se si tratta di una realtà in fase iniziale, con fatturati e utili contenuti, dove la gestione dei costi ha più impatto della struttura fiscale;
  • Se i soci desiderano una gestione agile, diretta e basata sulla fiducia reciproca, elemento centrale nelle società di persone;
  • Se l’attività non comporta elevati investimenti o rischi, e quindi la responsabilità patrimoniale non rappresenta un problema critico;
  • Quando i soci sono tutti accomandanti o non operano attivamente nella società, evitando iscrizioni INPS.

In questi casi, ottimizzare le spese deducibili, i benefit e la distribuzione degli utili può essere sufficiente a rendere la SAS uno strumento efficiente e a pagare meno tasse.

 

Conclusioni

La tassazione nella SAS non è fissa, ma può essere modulata e gestita con intelligenza. Ciò che fa la differenza è la consapevolezza delle regole, la corretta impostazione iniziale e l’utilizzo di strumenti di pianificazione fiscale adeguati.

Interventi mirati su deduzioni, fringe benefit, governance e gestione previdenziale possono abbattere significativamente il carico fiscale e migliorare la salute finanziaria dell’impresa.

In ogni caso, il punto di partenza resta sempre lo stesso: affidarsi a consulenti esperti, capaci di analizzare la struttura, la marginalità e le dinamiche operative della tua SAS per costruire una strategia su misura e fiscalmente incontestabile, già da quest’anno.

 


Nei prossimi articoli esploreremo ulteriormente ogni aspetto delle società, continuate a seguirci per ogni dettaglio e aggiornamento!